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domenica, luglio 05, 2015

PARLIAMO DI GRUPPI SPORTIVI MILITARI E DEL PROLIFERARE DELLE SUE SEZIONI GIOVANILI.

Decido di affrontare questo argomento in risposta ad un sentore di confusione in merito all'argomento, da parte di alcuni  genitori dei ragazzi iscritti alla nostra associazione di atletica leggera. E’ una confusione generata dalla preoccupazione, entro certi limiti comprensibile e legittima,  di desiderare sempre il meglio dal proprio figlio, il quale, qualora presentasse anche eventuali talenti e predisposizioni ad eccellere in fase giovanile, allora si vorrebbe vedere in futuro prossimo arrivare alla possibilità di praticare l'atletica a livelli professionistici. E’ il motivo  del resto per il quale la maggior parte dei genitori italiani porta il proprio figlio prima di tutto in una scuola calcio, vedi mai si ritrovasse tra le mani un nuovo “Totti”! E’ quasi naturale sognare un futuro da campioni per ciascuno dei nostri figli !
Per l’atletica tuttavia l’unica chimera che si possa intravedere una volta arrivati ad alti risultati tecnici, è quella di un approdo in un gruppo sportivo militare. Non voglio dilungarmi molto su quella che reputo comunque l’anomalia della pratica sportiva italiana, in uno stato che delega solo ai militari il compito di premiare e gratificare in qualche maniera una piccola parte del meglio che il nostro movimento sportivo riesce ad esprimere. E’ sicuramente meglio di niente, ma questo metodo a mio giudizio fa acqua da tutte le parti. Sono più i danni che ha provocato che i vantaggi ricevuti dai “pochi”. Il risultato in negativo è stato che spesso i pochi si sono adagiati sugli allori e che gli altri che non sono stati arruolati, hanno abbandonato la pratica sportiva di alto livello da li a poco. E ve lo dice una persona che ha constatato con i propri occhi questo fenomeno in più di 50 anni di militanza in questo sport.
La FIDAL per esempio si è mai chiesta perché la CISES Frascati ad un cero punto della sua storia decise di dedicarsi solo alle donne abbandonando il settore maschile e facendolo di li a poco scomparire? Il motivo fù molto semplice, tutti gli atleti maschi di valore che il vivaio riusciva ad esprimere, ed erano veramente tanti, andavano a finire arruolati in un Gruppo Sportivo Militare. Quando questo avveniva la cosa poteva anche andare, per il bene dell’atleta,  ma la cosa che non si riusciva a sopportare all’epoca era che addirittura cercavano di sfilarteli anche da Allievi o Junior come atleti civili per rinforzare le loro squadre giovanili e per fare classifica ai Campionati di Società poiché i regolamenti di quegli anni lo permettevano. Nessuno ha valutato statisticamente quali sono stati i danni per l’Atletica italiana generati da questa politica nel passato, cosa che in qualche maniera si sta ripresentando. Mi sono dimenticato di dire che all’epoca le donne non venivano arruolate almeno agli inizi e questo fù il motivo per il quale la CISES Frascati diventò una Società solo femminile, una delle più grandi della storia dell’Atletica italiana.

In passato ebbi modo di parlare di questo problema in un’intervista da me rilasciata nel 1988 alla “Repubblica” e che aveva questo titolo “L’atleta scippato. Una concorrenza che blocca la crescita.” e che potrete visionare se V'interessa cliccando qui.

Ma andiamo adesso  al punto iniziale e centrale della questione, cercando con quanto si dirà di dissipare dubbi e questioni circa i criteri di reclutamento dei suddetti gruppi sportivi militari.

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